Prima parte
Campo di
concentramento di Sachsenhausen, 18 marzo 1945: stando alle informazioni
ufficiali, intorno a questa data fu ucciso il capitano William Grover-Williams,
ex pilota automobilistico; un nome che dice poco anche alla maggioranza degli
appassionati. Qualcuno magari ricorda che fu lui a vincere la prima edizione
del Gran Premio di Montecarlo, svoltasi nel 1929, ma niente più. Chi è stato
nel Principato magari ha anche visto il monumento che lo ritrae alla guida
della sua vettura. Eppure, già da vivo questo personaggio era circondato da
un’aura di fascino e mistero, persino tra i suoi stessi colleghi, e ha
continuato a far discutere anche da morto.
La storia che state
per leggere è stata messa insieme radunando le informazioni disponibili sul web
(ho creato la pagina di Wikipedia rifacendomi anche ad esse). Data la sua
lunghezza l’ho divisa in due capitoli, pubblicherò il secondo a breve.
William Grover
nacque a Montrouge nel 1903, da una famiglia benestante. Pare che il padre
Frederick fosse amico del principe Troubetzkoy, ambasciatore russo in
Inghilterra, per il quale allevava cavalli. Quando questi fu trasferito
all’ambasciata di Parigi, aiutò Frederick a stabilirsi anche lui in Francia,
dove conobbe sua moglie.
Fin da
giovanissimo, William mostrò grande passione per la meccanica e per le
automobili, al punto che imparò a
guidare sulla Rolls-Royce del fidanzato di una delle sorelle e, procuratosi una
motocicletta (probabilmente un residuato di guerra), iniziò a gareggiare su due
ruote di nascosto dalla famiglia. Fu in questo periodo che adottò lo pseudonimo
“Williams” che lo accompagnerà per tutta la vita, e che all’epoca gli serviva
per barare sulla sua vera età.
Al termine della
Grande Guerra, riuscì a trovare lavoro come chauffeur presso Sir Orpen,
l’artista ufficiale della Conferenza di pace di Parigi. Strinse anche una
grande amicizia con la sua amante Yvonne al punto che, quando la storia tra i
due finì, lei e William si sposarono. Il tutto con la benedizione di Orpen, che
li aiutò economicamente e regalò loro una casa e un’automobile.
Nel frattempo,
William era passato dalle due alle quattro ruote, una prassi piuttosto comune
all’epoca, e nel 1927 si era messo in luce lottando contro l’asso francese Robert
Benoist, nonostante guidasse una vettura inferiore. L’anno successivo, comprata
una Bugatti di seconda mano, riuscì a vincere il Gran Premio di Francia,
successo che replicò nel 1929. Nello stesso anno, come detto in precedenza,
arrivò la vittoria al primo Gran Premio di Montecarlo, contro tutti i
pronostici che davano favorito il campione tedesco Rudi Caracciola. Per
l’occasione la sua Bugatti era dipinta in verde: tale colore avrebbe
identificato da lì in avanti tutte le vetture gestite da squadre britanniche,
diventando noto come “British Racing Green”.
Fu questo successo
in particolare che regalò grande fama a William: lui e Yvonne erano descritti
come una coppia unica nel suo genere. Erano capaci di gareggiare in auto come
di ballare per tutta la notte nei club del Principato. William divenne anche un
buon giocatore di tennis e golf. In tutto questo, la coppia riuscì a mantenere
un’aura di mistero intorno a sé. Nessuno, nemmeno tra gli altri piloti, sapeva
chi fosse esattamente William: c’era chi diceva che fosse molto ricco, altri
dicevano che fosse un autista con la passione delle corse. Di certo, era il più
forte tra i piloti britannici del periodo, e a Montecarlo era diventato una
specie di istituzione: si narra infatti che lui e la moglie sfrecciassero a
velocità folle su auto separate per le strade di Montecarlo, ma che la
gendarmeria fermasse sempre e solo Yvonne. Alle sue proteste, rispondevano “Lui
è Williams, non possiamo fermare Williams”.
William vinse
ancora il Gran Premio del Belgio del 1931 (in coppia con il conte Caberto
Conelli) e altre tre gare minori a La Baule dove abitava, poi nel 1936 decise
di ritirarsi. Rimase tuttavia nel giro delle corse, divenendo amico di Robert
Benoist e lavorando per la Bugatti come istruttore di guida per i nuovi
clienti, mentre Yvonne allevava cani da esposizione. Un idillio che purtroppo sarebbe
durato poco: il 1 settembre 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale.
CONTINUA...
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