Visualizzazione post con etichetta letteratura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta letteratura. Mostra tutti i post

domenica 17 dicembre 2017

HAPPY BIRTHDAY $CROOGE!!!

"L'importante è che non avvizzisca il cervello! Molti grandi uomini erano ancora attivi a novant'anni! E sapete perché? Perché avevano ancora dei sogni da realizzare!
Voi, giovani zucche vuote, dovreste vergognarvi! La qualità della vostra vita dipende da ciò che farete! Gli unici limiti alle avventure sono quelli della vostra immaginazione!".

Prima di questo, penso di non aver mai letto prima un discorso motivazionale così efficace. Leggendolo parola per parola, ci si sente piccoli e anche un po' sciocchi, soprattutto pensando al tempo che perdiamo ed alle risorse, fisiche e mentali, che sprechiamo dietro a cose senza importanza. Un vero carpe diem, molto simile a quello dell'Attimo Fuggente, magistralmente interpretato da Robin Williams.
Ora, chi non lo sa, si chiederà chi possa aver pronunciato queste parole. Un professore pluri laureato? Un motivatore, magari di quelli che risollevano aziende sull'orlo del baratro e le riportano in alto?
Ebbene no.
Per chi non lo conoscesse già...vi presento l'autore di questo discorso:



Sì, è proprio lui. Il papero più ricco del mondo, conosciuto ed amato da milioni di lettori di ogni età. Il discorso che ho riportato all'inizio è tratto dalla $aga scritta dal fumettista italo-americano Don Rosa.
Perché parlo di Zio Paperone? Beh, perché proprio in questi giorni ricorre il suo compleanno. Il 15 dicembre del 1947, infatti, un papero consumato dall'età e dall'avarizia uscì per la prima volta dalla matita di Carl Barks, per entrare man mano nel cuore dei lettori: chiaramente ispirato ad Ebenezer Scrooge, l'avaro del Canto di Natale di Dickens (il suo nome in inglese è Scrooge McDuck), Zio Paperone doveva rappresentare un personaggio tutto sommato secondario, il classico vecchio zio ricco e avaro da utilizzare di tanto in tanto (All'epoca, i personaggi Disney di punta erano Topolino e Paperino). E invece...dalla prima storia (Natale sul Monte Orso) Barks ed altri autori lo hanno pian piano evoluto, fatto crescere, caratterizzato sempre più...fino a farlo diventare un personaggio più amato e popolare dello stesso Paperino. Non esistendo un "canone" Disney, i vari autori che hanno lavorato con Paperone si sono potuti sbizzarrire a tracciarne la storia e la personalità: abbiamo quindi il Paperone cinico affarista di Guido Martina, quello avventuroso e sempre a caccia di tesori a bordo di mezzi sofisticati e improbabili di Rodolfo Cimino...e così via. Fino ad arrivare, appunto, a Don Rosa. La sua $aga, basata prevalentemente sul lavoro di Carl Barks e Vic Lockman, traccia un profilo dettagliatissimo del papero più ricco del mondo. Don Rosa gli dà perfino un luogo e una data di nascita (Glasgow, 1867) e una famiglia, composta da mamma, papà, zio paterno e due sorelle minori. La nascita in povertà, l'incontro con personaggi di tutti i tipi  (realmente esistiti) e le mille vicissitudini della sua vita forgiano il carattere di Paperone, fino a farlo diventare quello che conosciamo ora. Il tutto con un taglio narrativo adulto, completamente diverso da quello a cui ci siamo abituati leggendo i fumetti Disney (il discorso all'inizio di questo post rende piuttosto bene l'idea).
Scrive di Paperone il fumettista Giorgio Pezzin:

"Paperone è stato a lungo uno dei miei personaggi preferiti, soprattutto all'inizio della mia attività. Forse perché ero un po' squattrinato e quindi, frequentandolo, speravo mi restasse attaccato qualche dollaro. Impossibile, direte voi... ma io so che Paperone, in realtà, è più generoso di quanto si pensi.
Attaccato al denaro, è vero, ma non per taccagneria, quanto piuttosto con l'amore del collezionista che conosce ogni moneta una ad una e sa che dietro ad ognuna di esse c'è tanto lavoro e passione. Passione che lo ha fatto sempre pensare più lontano degli altri, e anche fatto agire con una certa "etica" negli affari."

Un personaggio a tutto tondo. Umano, fino all'estremo, con tutti i suoi pregi, i suoi difetti e le sue contraddizioni. Forse è proprio per questo che è così amato e continua ad appassionare lettori di tutte le età.

Buon compleanno $crooge!!!





lunedì 24 luglio 2017

SONO TORNATI...PIU' IN FORMA CHE MAI!!

E' successo tutto molto rapidamente: accendo la TV su una nota trasmissione della domenica sera, e mi vedo davanti la faccia sorridente dello scrittore Daniel Pennac. Ora, chi mi conosce sa che non sono assolutamente un tipo da televisione, ma un'intervista ad uno dei miei autori preferiti quando mi ricapita? Per cui mi metto comodo e, man mano che il programma va avanti, noto proiettate alle pareti delle illustrazioni che conosco molto bene: sono le copertine dei libri della saga dei Malaussène, sicuramente il più grande successo della carriera di Pennac.

Alt, stop, facciamo qualche passo indietro: CHI SONO, i Malaussène?

Beh, è giusto fare un minimo di presentazioni per chi non li conosce: sono una delle famiglie più strampalate e scombinate mai concepite in letteratura. Più che una famiglia, una tribù: sette fratellastri e sorellastre, tutti nati dalla stessa mamma, ma da sette padri diversi ed ignoti. Senza contare i personaggi che gravitano a vario titolo attorno a casa Malaussène, un'ex ferramenta della periferia di Parigi. In tutto questo marasma, il compito di portare a casa la pagnotta spetta al figlio maggiore, Benjamin, che ha a carico quasi tutti i suoi fratelli e sorelle (la mamma è perennemente "in amore" e torna a casa, da sola, solo quando è incinta). Professione? Capro espiatorio, vale a dire pagato molto profumatamente per prendersi dei sonori cazziatoni e cercare di placare le ire di clienti insoddisfatti prima, di aspiranti scrittori frustrati poi...ma non voglio anticipare altro, se non che i sei romanzi della saga si svolgono in un'atmosfera stupendamente noir: Pennac ha saputo far convivere nelle sue opere attimi di struggente tenerezza con crimini violenti, aberranti e sanguinosissimi, ma anche con momenti di pura passione e situazioni che trascendono la realtà. Ovviamente Benjamin, capro espiatorio per vocazione oltre che per lavoro, ci finisce dentro fino al collo, nei fatti di sangue. Pur essendo assolutamente innocente.

La saga, iniziata nel 1985 con l'uscita in Francia de "Il paradiso degli orchi", onestamente sembrava aver esaurito la sua forza con "La passione secondo Thérèse" (1999): almeno a me (e credo non solo a me), l'ultimo libro è sembrato quasi un fanservice, tanto per accontentare i lettori più accaniti che non si rassegnavano all'uscita di scena della loro famiglia preferita. Quando finii di leggerlo pensai "stavolta è proprio finita, ma visto quest'ultimo libro forse è giusto così...grazie di tutto Malaussène, è stato bello conoscerti".

Fino, appunto, alla comparsa di Pennac sul mio televisore, che annunciava la ripresa della saga, con l'intrigante titolo "Il caso Malaussène-Mi hanno mentito". Inutile dire che mi sono fiondato in libreria, l'ho comprato, e quando l'ho finito (sarebbe più giusto dire DIVORATO) avevo un sorriso a 40 denti: la nuova generazione dei Malaussène si dimostra ampiamente all'altezza della precedente, e da lì in avanti...sono cavoli acidi per tutti. Ovviamente Benjamin, come al solito, ci andrà di mezzo suo malgrado...passano gli anni ma la vocazione da capro espiatorio è rimasta tale e quale.

Buona lettura!!!


mercoledì 19 luglio 2017

DR. JEKYLL E MR. HYDE: UNA STORIA UNIVERSALE E UNO SCRITTORE DIMENTICATO

Il tema letterario della doppia personalità ha sempre affascinato i lettori: il caso più famoso ed eclatante, anche solo per sentito dire, è sicuramente quello di Dr. Jekyll e Mr. Hyde, nato dalla penna di Robert Louis Stevenson (lo stesso de "L'isola del tesoro" e "La freccia nera", tra gli altri) e diventato l'esempio di doppiezza per eccellenza. Lo si può definire una specie di caricatura di ciascuno di noi: pur potendo essere integerrimi e perbene come Jekyll, tutti nascondiamo un Hyde pronto a saltar fuori e dare il peggio di sé. Ciascuno a suo modo, naturalmente.

Quello che pochi sanno, invece, è che questo tema è stato ripreso anche da un autore italiano rimasto sconosciuto ai più: Antonio Balbiani (1838-1889).

Originario di Bellano (CO) il Balbiani (esponente di un'antica ed illustre famiglia) affiancò all'attività di insegnante di lettere quella di scrittore e traduttore, occupandosi degli argomenti più vari, arrivando anche a scrivere di artigianato e agricoltura. Fino a pubblicare, nel 1871, il romanzo storico "Lasco, il bandito della Valsassina", che divenne in breve un vero "cult" tra gli abitanti del luogo: il libro ebbe nel tempo numerose ristampe, e ne fu scritto perfino un adattamento teatrale.


Ritratto di Antonio Balbiani (fonte: archivio Pietro Pensa)

Mi si dirà: dove sei andato a pescarlo?

Beh, il merito è di un birrificio locale, che ha deciso di dedicare due birre diverse alle due facce di questo personaggio: mecenate e signore benvoluto da tutti di giorno sotto il nome di Sigifredo Falsandri, spietato e sanguinario brigante di notte, in compagnia dei suoi "bravi". Il tutto ambientato intorno alla metà del XVII secolo, nella rocca di Marmoro (che taluni hanno identificato erroneamente con la rocca di Baiedo) e nei suoi dintorni. Nell'occasione il Balbiani non valorizzò solo il personaggio del Lasco, (creato da Amatore Mastalli di Cortenova), ma ebbe il merito di intrecciare le sue vicende con altre storie e leggende locali, con frequenti rimandi ai Promessi Sposi. Questo lavoro di raccolta fu completato in un'altra opera, "Como, il suo lago, le sue ville e le sue valli descritte e illustrate", pubblicata nel 1877 e che, al netto dei vari errori, rappresenta un pregevole documento di storia locale, risultato poi utile per la stesura di lavori successivi.


Frontespizio illustrato di una rara prima edizione di "Lasco, il bandito della Valsassina"
Purtroppo il successo del Balbiani si fermò qui: un altro suo romanzo "I figli di Lorenzo Tramaglino e Lucia Mondella", così come altre sue opere di stampo manzoniano, furono impietosamente stroncate da Giosuè Carducci, mentre la sua attività giornalistica nei dintorni del lago, pur essendo fervida ed innovativa per quei tempi (era un vero e proprio reporter d'assalto, che si recava di persona ovunque potesse esserci bisogno di lui), non ebbe la fortuna sperata, complice anche un periodo di crisi a livello locale.

Antonio Balbiani morì improvvisamente nella sua Bellano nel 1889. A suo ricordo, è stata murata una lapide all'esterno della sua casa natale mentre, nel borgo di Parlasco, sono stati realizzati molti dipinti murali, che hanno come tema proprio le vicende di Lasco e di altri personaggi leggendari del luogo.

Per chi lo desiderasse, a questo link è leggibile e scaricabile legalmente l'intera prima edizione del romanzo "Lasco il bandito della Valsassina", senza i rimaneggiamenti e le riduzioni che invece hanno caratterizzato le ristampe successive http://www.archive.org/stream/lascoilbanditode00balb#page/n3/mode/2up

Fonti:
Pagina dedicata sul sito dell'archivio Pietro Pensa