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mercoledì 12 luglio 2017

APPELLO ALLA CURIA

Ciao a tutti

Visti gli ultimi post a tema "astigiano", non posso ignorare quello che rischia di succedere alla villa astigiana chiamata "Oasi dell'Immacolata", posta nella zona nord di Asti e circondata da un ampio parco.
Questo edificio di pregio, donato a suo tempo alla Curia per fini assistenziali, ha ospitato fino a qualche tempo fa una casa di riposo per religiosi, ora chiusa.
Ora, a quanto si vocifera, la Curia avrebbe deciso di vendere l'intero fabbricato alla COOP, per farne un supermercato, spostando così il suo punto vendita dall'attuale posizione in via Monti.
Un atto del genere significherebbe logicamente la demolizione di villa e parco e, a lungo termine, traffico ulteriormente intasato, ulteriore inquinamento (Asti è la seconda peggiore città piemontese in tal senso!) e piccole attività del circondario condannate a morte sicura.
E' stata lanciata una petizione online su change.org per impedire che tutto ciò avvenga, potete firmarla anche voi cliccando al link sottostante.
Grazie in anticipo per le vostre firme!!!






martedì 11 luglio 2017

ALLA (RI)SCOPERTA DELL'ASTIGIANITA'

Come scritto altrove (vedi La città delle occasioni perdute), secondo la mia umilissima opinione di astigiano del XXI secolo, la rinascita della città di Asti deve partire, innanzitutto, da una rinnovata consapevolezza di ciò che siamo stati, di come siamo ora, e come potremmo ritornare.
A tal proposito, ecco qui un documento che agli appassionati di storia è molto familiare, ma che alla maggior parte degli astigiani forse dice poco:

Bella vero?
E' una veduta dall'alto della nostra città risalente al XVII secolo, quando ormai il periodo di massimo splendore era trascorso da un pezzo. Eppure il duca Carlo Emanuele II di Savoia, sotto i cui domini ricadeva Asti, per far conoscere al resto d'Europa le bellezze dei suoi possedimenti fece stampare dall'editore e cartografo olandese Blaeu questa ed altre simili vedute, raccolte nel Theatrum Statuum Sabaudiae. Alla sua morte il lavoro fu portato avanti dalla vedova, la duchessa reggente Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, e pubblicato nel 1682.
Ad un primo impatto, ammetto che si fa un po' fatica a riconoscere Asti in questa illustrazione...poi però basta trovare un punto di riferimento qualsiasi, ed eccola materializzarsi davanti ai nostri occhi. Il mio ad esempio è stata l'antica Porta San Giuliano, tuttora esistente e seminascosta dal Santuario della Madonna del Portone (che nel Theatrum non compare semplicemente perché...non esisteva ancora). Una volta individuata quella, ecco che compaiono Via al Santuario, Corso Don Minzoni, Piazza Porta Torino e, da lì, Corso Alfieri, l'antica Contrada Maestra. Questo è solo l'inizio naturalmente: con un po' di pazienza si può effettuare una vera caccia al tesoro e localizzare su quell'antica mappa i luoghi attuali. Prima ancora, però, a mio parere occorre uno stimolo, talmente potente e visibile da scuotere anche il più incallito dei "bugia nen" astigiani...e cosa c'è di più visibile della suddetta mappa, magari piazzata in gigantografia in alcuni punti strategici? Così, di getto, mi vengono in mente Piazza Porta Torino, Piazza I Maggio, Piazza Cattedrale e Piazza San Secondo...ma ci possono essere anche altri luoghi. Ovviamente, non può mancare il classico circolino con la scritta "voi siete qui"...tanto per aiutare i cittadini stessi (prima ancora dei turisti) ad orientarsi nel proprio passato ed a conoscerlo meglio. Se poi queste gigantografie fossero accompagnate da versioni più piccole della mappa, sparse per la città in ogni luogo con cui abbiano un'attinenza storica, si avrebbe un quadro decisamente più completo.

Si dice che per piacere bisogna innanzitutto piacersi. Questo è vero per le singole persone, ma anche per la collettività: impariamo a conoscere, apprezzare e valorizzare ciò che abbiamo...il resto viene da sé.

A voi i commenti!!!

venerdì 7 luglio 2017

LA CITTA' DELLE OCCASIONI PERDUTE

"I walk this empty street, on the boulevard of broken dreams..."
Così recita una popolarissima canzone dei Green Day di qualche anno fa: Boulevard of broken dreams, la strada dei sogni spezzati.
Ecco, se si potesse la dedicherei ad un'intera città, che è quella in cui ho avuto la residenza fino al 2015, quando mi sono sposato: Asti. Non sono ferrato nella sua storia come possono esserlo alcuni personaggi molto più colti di me, le mie conoscenze sono (per ora) molto sommarie...eppure, leggendo qui e la, provo due sensazioni nette e contrastanti: rimpianto, e rivalsa.

Perché "rimpianto"?

Beh, cari astigiani...guardiamoci allo specchio, tutti quanti, e soprattutto guardiamoci intorno: davvero la città, la nostra città, ci piace così com'è? Non credo, soprattutto leggendo le più varie lamentele sui social network: micro-delinquenza dilagante, inquinamento, rifiuti sparsi qua e la, lavoro che non c'è e non si trova, piccole attività soffocate dalla GDO e dalla burocrazia...eccetera, eccetera, eccetera. Tutto vero eh, al netto delle esagerazioni di turno i problemi ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. Senza contare la percezione che può avere chi vive lontano, e magari ha sentito parlare di Asti solo per lo spumante, o il Barbera.
In questo senso, ecco cosa mi capitò tempo fa: nella chat privata di un gioco di ruolo, quando dissi di essere astigiano la risposta fu "aaaah, ubriaconeeeeee :-) :-)". Così, tanto per dire...
Poi, c'è la lamentela PRINCIPE, che sento da quando sono nato: "ad Asti non c'è mai niente"...informarsi un po' no eh? Suvvia, ora c'è anche internet, si trova tutto con un minimo sforzo...ma sto divagando, e non ho ancora risposto alla domanda di qualche riga fa: perché "rimpianto"?

Beh, torno a dire: guardatevi attorno, magari nelle vie del centro storico, tra i palazzi di cui pochi si curano di conoscere la storia, e riflettete un attimo: gli edifici storici parlano, se li sappiamo osservare. Personalmente, più li guardo e più mi fanno pensare ad un'antica grandezza che, se ci documentiamo almeno un po', sappiamo essere esistita tra alti e bassi nei secoli, fino all'avvento di Napoleone.

Lo storico Carlo Vassallo, in proposito, ebbe a dire:

"Se Asti avesse saputo durar concorde, forse il Po, avrebbe dovuto al Tanaro invidiare la capitale del Piemonte".


Il dipinto "Cristo e gli apostoli sulla riva del Borbore", della cerchia di Bartolomeo Caravoglia (1670), esposto a Palazzo Mazzetti. Anticamente Asti era soprannominata "La città delle cento torri". Un soprannome azzeccato, a giudicare da ciò che si vede sullo sfondo.
Mica male vero?
Solo che, purtroppo, con i "se" e con i "ma", non si fa la Storia, e quel "se" di Vassallo pesa come un macigno su ciò che poteva essere e che non è stato. Lotte fratricide, contrasti, guerre contro nemici interni ed esterni hanno impedito nei secoli ad Asti di fare il definitivo "salto di qualità" compiuto invece da altre città come Milano, Mantova, Ferrara, Firenze ed altre che, trasformatesi in signorie, seppero far durare la loro prosperità per molto tempo. Così purtroppo non è stato, e il cosiddetto "riassetto urbano" del '900 ha fatto il resto, distruggendo parte del patrimonio storico. Il rimpianto di cui sopra deriva proprio da questo: dalla consapevolezza che, con un minimo di lungimiranza in più, ora vivremmo in una città molto diversa, e forse molto migliore. Invece, l'attitudine all'essere "bastian cuntrari" e a guardare solo al proprio orticello (che ci trasciniamo ancora oggi) ha tarpato, e tarpa tuttora le ali alla città. 

Di recente, ho letto "Nel nome di Asti", romanzo storico di Ito de Rolandis ambientato in epoca pre-rinascimentale, e ne sono rimasto affascinato, anche per il fatto di poter identificare alcuni luoghi dell'ambientazione con luoghi reali e tuttora esistenti. Alla fine del libro mi son fermato a riflettere e, pensando alla situazione attuale, mi son detto "ma come caxxo ci siamo ridotti...altro che Aste Nitet Mundo Sancto Custode Secundo". Da qui, "rivalsa", il secondo sentimento di cui parlavo all'inizio.

Intendiamoci: il mio non è un proposito di ritorno all'antico come quello scherzoso di alcune pagine Facebook tipo Feudalesimo e Libertà, non ho intenzione di fondare una casana, edificare un quartiere murato e fortificato come facevano secoli fa le famiglie astigiane più abbienti, o proclamare la rinata Repubblica Astese. Né intendo rivolgermi all'una o all'altra parte politica, il discorso è molto più profondo, e sicuramente è apartitico ed apolitico. Con questo "pezzo", mi rivolgo a me stesso e a ciascun singolo astigiano, autoctono o adottivo: possibile che la mentalità e le capacità che hanno fatto grande Asti nei secoli passati siano svanite del tutto? O semplicemente sono lì, a covare come fuoco sotto la cenere, aspettando il momento giusto per riemergere?

Da inguaribile ottimista, sono decisamente per la seconda ipotesi, e mi dico: "Sono astigiano, e sono orgoglioso di esserlo. Con le mie qualità e i miei difetti. Prima di dire che la mia città fa schifo e che non ha nulla da offrire, devo pensare a cosa posso fare nel mio piccolo per migliorarla...a partire da me stesso".

Ah, a proposito: tra le città candidate a capitale italiana della cultura per il 2020, c'è anche Asti. A buon intenditor poche parole...

A voi i commenti!!!


Grazie a Gianluigi Bera per la consulenza

mercoledì 26 aprile 2017

INFO UTILI: L'OLIO ALIMENTARE ESAUSTO

Da qualche anno a questa parte si sta pian piano diffondendo la cultura della raccolta differenziata, pur con tutti i problemi organizzativi che può comportare di zona in zona. Si sa, i comportamenti virtuosi non sono mai di facile attuazione, così come non è mai facile modificare le proprie abitudini quotidiane: niente di male per carità, è un comportamento innato in tutti noi, bisogna solo avere la maturità di capire che un minuscolo sforzo a livello personale può tradursi in un grande miglioramento per la collettività.
A questo proposito spostiamoci in cucina, e pensiamo a quando usiamo l'olio per friggere: dai ammettiamolo, anche se ci siamo messi in testa di cucinare senza grassi un peccatuccio di gola in questo senso ogni tanto ci scappa, è normale. Ci gustiamo la nostra frittura e, finita la festa, ci accingiamo a lavare piatti e padelle unti e bisunti di olio. Una sgrossata nel lavandino e, per chi ce l'ha, tutto in lavastoviglie.

In tutto questo, DOVE FINISCE L'OLIO? 

Eh si. L'olio è a tutti gli effetti uno scarto al pari di tutto ciò che buttiamo nella raccolta differenziata. Solo che, a differenza di vetro, carta, plastica ecc. ecc., è molto ma molto più subdolo: una cartaccia buttata a terra salta subito all'occhio, mentre l'olio disperso nell'ambiente, a meno che sia presente in quantità industriale, è pressoché invisibile. Solo che i suoi effetti sono devastanti: tanto per cominciare, la sua presenza nelle acque che arrivano al depuratore affatica tantissimo l'impianto, costringendolo a spendere molta più energia per svolgere il suo compito. In più, la sua tendenza a galleggiare e a non mescolarsi (è più leggero dell'acqua, anche se di poco!!) lo porta a formare un velo sottilissimo, che ostacola l'ossigenazione dell'acqua sottostante creando seri problemi alla sopravvivenza di flora e fauna dei corsi d'acqua.

Voi direte: che danno potrà mai fare la piccola quantità di olio che uso per la mia frittura, o che viene dal mio barattolo di funghetti sott'olio?
Ecco, tanto per farvi un'idea: immaginatevi un'enorme vasca alta un metro, larga altrettanto, lunga 1 km e piena d'acqua fino all'orlo. Totale: 1 milione di litri. Tantissimo, vero? Eppure, è la quantità che viene inquinata da 1 litro d'olio. 1 litro contro 1 milione, è un rapporto esorbitante.

A questo punto, penso che alla maggior parte dei miei (pochi) lettori sia sorta una domanda: COSA POSSIAMO FARE? E' evidente infatti che non si può fare finta di niente, l'inquinamento da olio, ragionando anche solo in termini monetari, rischia di costare tantissimo al nostro portafoglio (i depuratori e le tasse sui rifiuti si devono pur pagare!!).

Ebbene, da questo punto di vista, bisogna ammettere che a livello di servizi pubblici siamo ancora un po' carenti: spesso infatti è il privato cittadino che deve muoversi di persona, cercare il centro/consorzio di raccolta più vicino, e portarvi l'olio che ha messo da parte man mano: un comportamento virtuoso che, per la pigrizia di cui sopra, non è così scontato che venga attuato. Pensando alla mia personale vita quotidiana, quando mi sono trasferito nel paese in cui vivo attualmente, e ho chiesto informazioni in Comune per la raccolta dell'olio esausto, la segretaria è letteralmente caduta dalle nuvole. Fortunatamente nel Comune di residenza dei miei genitori il servizio è disponibile, per cui basta organizzarsi: raccolgo l'olio a parte e, quando la mia bottiglia è piena, gliela lascio da smaltire insieme al resto. Tuttavia, conoscendo l'importanza della risorsa acqua, sarebbe bene che la politica e gli enti preposti si dessero una svegliata per portare la raccolta differenziata dell'olio ai livelli di quella degli altri materiali. Non è facile, il rifiuto olio è molto più difficile da trattare, si tratta pur sempre di composti chimici, e pure pericolosi nel caso dell'olio da frittura. Nell'attesa della svegliata di cui sopra, sta a noi cittadini comuni organizzarci: in fin dei conti, è per il nostro bene, per quello delle nostre tasche, per quello dei nostri figli e dell'ambiente in cui viviamo. Già questo dovrebbe bastare a zittire sul nascere ogni polemica sul "chi deve fare cosa".

Grazie per la lettura, a voi i commenti!!


venerdì 10 marzo 2017

PIGRIZIA & SPORCIZIA

Scena di vita quotidiana: stai guidando la tua auto, e noti l’automobilista davanti a te che getta qualcosa fuori dal finestrino. Può essere una cicca di sigaretta, un fazzolettino usato, l’involucro di uno snack, uno scontrino, qualunque piccolo rifiuto che si possa trovare in un’auto. Capita tutti i giorni, in campagna come in città, solo che nel verde i risultati di questo comportamento si notano molto di più. Specialmente dopo che è stata tagliata l’erba al bordo della strada: basta una rapida occhiata per vedere che in ogni banchina e in ogni fosso ci sono tracce umane, o meglio, tracce della pigrizia di chi preferisce liberarsi dei propri rifiuti gettandoli dal finestrino. 

A chi lo compie, deve sembrare un atto innocuo o comunque veniale, del tipo “ma sì, era solo una cicca/un pezzetto di carta, cosa vuoi che sia”. Proviamo però a moltiplicare per tutti gli automobilisti: è ancora una cosuccia così trascurabile? No, direi proprio di no. Anzi, assomiglia molto ad una gigantesca discarica, oltretutto composta per la maggior parte da materiale riciclabile. Se poi andiamo a vedere cosa succede in mare la situazione è ancora peggiore: non solo si sono create delle gigantesche isole galleggianti formate interamente da rifiuti, ma questi, oltre a causare la morte degli animali che li ingeriscono, finiscono nella catena alimentare; e chi c’è al vertice della medesima? NOI, che finiamo per ri-mangiarci i nostri stessi scarti insieme al pesce.

Anche se sembra sia passato di moda, vale la pena di riflettere su cosa spinga molti di noi ad un comportamento così sconsiderato. Pigrizia? Certo. Menefreghismo? Eh si, anche quello, perché ciò che si getta via non sparisce così su due piedi solo perché non lo vediamo più. Eppure non ci si pensa e, alla fine, sono tutti problemi che ricadranno sulle spalle dei nostri figli, che vivranno nella discarica che noi abbiamo creato e che essi stessi contribuiranno ad ingrandire, non avendo ricevuto un esempio virtuoso da parte dei genitori. È questo il futuro che vogliamo per loro? Io, sinceramente, no.

Mi si potrà dire che il comportamento del singolo è solo una goccia nel mare. È vero, ma il mare a sua volta è composto da infinite gocce e, se ciascuna facesse la sua parte i risultati sarebbero tangibili. All’estero lo hanno capito: a Singapore, per esempio, è prevista addirittura una sorta di gogna pubblica per chi sporca: il colpevole infatti è costretto a svolgere la mansione di netturbino, con tanto di cartello appeso al collo che ne certifica la colpevolezza. Un buon deterrente, non c’è che dire. Mi piacerebbe proprio che un metodo analogo fosse adottato anche da noi, sono quasi sicuro che la sporcizia sparsa in giro diminuirebbe drasticamente, e il nostro senso civico aumenterebbe di pari passo.

Che ne pensate?


A voi i commenti!