venerdì 26 maggio 2017

UN ABBRACCIO MORTALE-parte 3

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1952: sessant'anni dopo la nascita dei primi sospetti sulla nocività dell'amianto, il velo di omertà sull'argomento iniziò ad assottigliarsi, ad opera del dott. Knox. Costui, assistendo ad un convegno del famigerato laboratorio Saranac (quello delle ricerche "vendute" alle aziende dell'amianto), intuì che c'era molto di più da sapere rispetto a quanto si raccontava ufficialmente, e così chiese aiuto all'epidemiologo Richard Doll.

Doll condusse una ricerca presso lo stabilimento Turner&Newall di Rochdale (dove aveva lavorato e si era ammalata Nellie Kershaw, e dove lavorava anche Knox). Nel 1955 Doll completò il lavoro stabilendo senza ombra di dubbio la connessione tra amianto e mesotelioma, ma la Turner&Newall si oppose fermamente alla pubblicazione. L'unico modo per aggirare l'ostacolo fu quello di omettere la firma di Knox, il cui nome comparve indirettamente nei ringraziamenti.

Nel frattempo, si erano aperti altri fronti: negli anni 40 in Sudafrica, un medico che lavorava nei pressi di una miniera di amianto blu (una particolare varietà del minerale) notò un insolito proliferare del mesotelioma tra i suoi pazienti, e decise di sottoporre il caso ad alcuni epidemiologi. Il quadro che ne emerse fu terrificante: i casi di mesotelioma e asbestosi non riguardavano soltanto i minatori, ma anche estranei, magari persone che abitavano nei pressi, o che avevano giocato da bambini tra gli scarti della miniera.

Questo studio, uscito nel 1960, diede l'impulso ad altri medici per compiere ulteriori ricerche: nel 1964 il dr. Selikoff presentò un lavoro in un convegno all'Accademia delle Scienze di New York, in cui emergeva la presenza del mesotelioma non solo nei lavoratori dell'industria dell'amianto, ma anche in persone che poco o nulla avevano a che fare con tale ambito. Questa circostanza fu confermata da un'indagine del londinese Newhouse, in cui emerse che, dei casi esaminati, circa la metà riguardava persone estranee all'industria dell'amianto, ma quasi tutti avevano convissuto con un lavoratore di quest'industria, o abitavano a poca distanza da uno stabilimento. Da qui, iniziò a circolare l'ipotesi che le fibre di asbesto fossero pericolose anche a basse concentrazioni.

Tornando al dr. Selikoff, come prevedibile, il suo lavoro incontrò l'ostilità e l'ostracismo dei colossi dell'amianto, che fecero di tutto per difendersi, sia cercando di corromperlo (senza riuscirci), sia organizzando campagne di propaganda e contro-informazione per contrastare la diffidenza crescente verso il materiale. Essi sottolinearono che l'amianto aveva risolto molti problemi della vita quotidiana, e che questi benefici superavano di gran lunga i presunti rischi. Non mancarono nemmeno le pressioni a livello politico, al fine di impedire che venissero varati regolamenti restrittivi, tali da pregiudicare i profitti delle industrie.

Tuttavia, i loro sforzi ebbero effetto sempre minore: nel 1969 l'Inghilterra e l'Australia vietarono l'utilizzo dell'amianto blu, mentre le ricerche compiute nel corso degli anni si diffondevano sempre più a livello europeo. Nel 1977, l'amianto fu etichettato come "cancerogeno certo" dall'Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro di Lione. Nonostante questo, la lotta dei colossi dell'amianto contro quella che ormai era una verità acclarata durò ancora a lungo.

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