martedì 21 marzo 2017

INNOCUI, ILLEGALI CORIANDOLI

E' di questi giorni la notizia di una sentenza destinata a far discutere, almeno tra gli appassionati del settore: un giudice torinese, il sig. Arata, ha disposto il sequestro di un intero stock di magazzino di un commerciante di Rivoli. Ora voi vi chiederete: era merce avariata? contraffatta? pericolosa?

Niente di tutto ciò.

Il suddetto commerciante opera nel settore della filatelia, sì, il collezionismo di francobolli e oggetti postali in genere. Ora, per subire un sequestro di tale portata, viene da pensare che come minimo smerciasse LSD con la copertura dei francobolli, e invece...nel mirino ci è finita la storia postale, ossia il ramo della filatelia che non si limita al mero studio del francobollo ma va oltre, soffermandosi sulle tariffe, sui periodi di validità dei francobolli, sul loro uso in determinate circostanze e su determinati documenti. 
Ai profani può sembrare incredibile, ma ci sono appassionati che passerebbero, e passano, ore ed ore a parlare di questi coriandoli colorati, a scambiarsi opinioni, a confrontare, disquisire, esaminare a colpi di lampade, lenti conta fili, benzina rettificata e altre diavolerie. La storia postale in particolare, presuppone conoscenze e competenze capillari per capire esattamente la natura dei documenti in esame, e anche per non prendersi fregature solo perché si è presi dalla foga e dall'entusiasmo per aver scovato un pezzo pregiato ad una bancarella o sul web. 

Ora, perché mai questo mondo assolutamente innocuo e che, anzi, stimola allo studio e all'approfondimento, dovrebbe essere finito nel mirino di un giudice? Il motivo è il seguente: secondo la legge vigente datata 2004, i documenti inviati per posta ad enti pubblici, ecclesiastici, privati ecc. sono da considerarsi di proprietà inalienabile dei suddetti, inclusa la busta che li conteneva. Di conseguenza, inclusi anche i francobolli applicati su di essa. Se un privato cittadino possiede anche solo la busta, deve dimostrare che non sia stata trafugata, pena il rischio di passare dei guai con la giustizia. A nulla è valsa una circolare del 2013, emanata proprio per tutelare i collezionisti di materiale filatelico, che sancisce la non appartenenza ai beni demaniali delle suddette buste. Non è servito neanche il precedente delle buste scartate dagli archivi e donate alla Croce Rossa: il materiale in possesso del commerciante è stato sequestrato e sottoposto all'analisi dei Carabinieri, che dovranno stabilire a chi restituire ogni singola busta. Certo, la sentenza era solo di primo grado e si può ancora ribaltare, ma intanto si sono spesi denari pubblici e tempo prezioso dei Carabinieri per catalogare materiale che, molto probabilmente, sarà da restituire al suddetto commerciante. Sempre che nel frattempo costui non abbia dovuto chiudere i battenti proprio per colpa di questo sequestro (la concorrenza nel settore è spietata!). Il sen. Carlo Giovanardi, appassionato filatelico con cui, per inciso, di rado sono d'accordo politicamente parlando, ha giustamente sollecitato il ministro Franceschini ad intervenire sulla vicenda e impedire che migliaia di collezionisti e commercianti si ritrovino da un momento all'altro a passare dei guai per colpa dell'interpretazione ottusa di una legge. Senza contare il caos e il danno enorme che si produrrebbero all'interno del mercato filatelico italiano, con pezzi diventati fuorilegge da un giorno all'altro e che, in automatico, vedrebbero il loro valore azzerato. 

Non voglio certo insegnare il mestiere a chi ha studiato per fare il giudice, ma una domanda mi sorge spontanea: era proprio necessario intervenire così, a gamba tesa, sul mondo collezionistico e su un commerciante in particolare (rischiando di rovinarlo), solo per un dubbio interpretativo? Davvero non si poteva fare diversamente?

A voi i commenti!

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