martedì 9 maggio 2017

UN ABBRACCIO MORTALE-parte 1

Quante volte, nella nostra vita, facciamo scelte che si rivelano sbagliate a posteriori?

Magari diamo fiducia ad una persona, ci fidiamo, ci confidiamo...ed essa ci ricambia nel peggiore dei modi.

Ecco, non accade solo con le persone, ma anche con la scienza e con la tecnica: abbiamo fatto una scoperta importante, è uscita una tecnologia nuova che ci ha cambiato la vita, tutti ci hanno guadagnato, dai produttori ai consumatori, e poi...

E poi ci sbatti la faccia nel peggiore dei modi, perché si scopre che ci sono dei problemi. Magari irrisolvibili. Magari chi guadagna da questa innovazione lo sa, e non te lo dice per anni; e magari le conseguenze sono letali...

Come nel caso dell'amianto.

Alla fine dell'800, la scoperta dei possibili impieghi di questo materiale, molto comune in natura nelle sue varie forme, equivalse alla scoperta del Sacro Graal: è fonoassorbente, ha una buona resistenza a trazione, resiste al fuoco ed al calore, isola dall'elettricità...insomma, non un materiale qualsiasi da costruzione, ma IL materiale da costruzione per eccellenza. Non solo: esso ebbe una fortuna enorme in campo industriale, trovando applicazione nei filtri delle maschere antigas, nel processo di filtrazione del vino, nelle stazioni di saldatura (come isolante termico), negli impianti frenanti, nelle tute anti-fuoco dei pompieri...e in moltissimi altri casi. Ci si può quasi azzardare a dire che la scoperta dei possibili impieghi dell'amianto equivale, da sola, ad una mezza rivoluzione industriale.

Solo che...

Solo che, come spesso accade, un progresso così marcato e sconvolgente ha un prezzo da pagare. Nel caso dell'amianto il conto si è rivelato salatissimo, e a tutt'oggi non sappiamo ancora a quanto ammonti e quando finiremo di pagarlo.

Che le fibre di questo materiale siano pericolose lo si sa da molto tempo: il primo caso documentato di malattia professionale da esposizione risale al 1924, quando Nellie Kershaw, operaia presso la Turner Brothers Asbestos di Manchester, morì un anno e mezzo dopo essere stata dichiarata malata ed inabile al lavoro dal dr. Walter Joss, a causa di un'intossicazione da amianto. Per tutto questo periodo, la povera Nellie smosse mari e monti per ottenere un indennizzo dai suoi titolari, ma essi rifiutarono di riconoscerle alcunché, negando a priori la pericolosità del materiale, ed attaccandosi al fatto che, all'epoca, tale presunta pericolosità non era stata certificata da alcuno studio. La loro meschinità fu tale che rifiutarono persino di contribuire alle spese per il suo funerale, con la scusa di "non creare un precedente pericoloso". Tuttavia, la diagnosi del dr. Joss ebbe il merito di smuovere le acque: il coroner E. N. Molesworth fu, di fatto, obbligato ad aprire un'inchiesta per "morte sospetta". L'autopsia, condotta dal dr. Mackichan, inizialmente attribuì la morte di Nellie a "tubercolosi e collasso cardiaco", ma l'analisi al microscopio dei polmoni diede la svolta: l'esame, condotto dal dr. Cooke, evidenziò "vecchie cicatrici dovute ad una tubercolosi curata" e, in più, una vasta fibrosi, in cui erano visibili "particelle di natura minerale di varie forme, ma quasi tutte con angoli appuntiti". Il confronto con alcuni campioni di polvere fece definitivamente luce sul caso: erano particelle di amianto, che avevano causato la fibrosi polmonare, e quindi la morte, di Nellie Kershaw.


Nellie Kershaw (1891-1924), prima vittima riconosciuta dell'asbestosi (immagine tratta da en.wikipedia.org)
Interrogato in merito, il dr. Joss riferì di vedere 10-12 casi simili all'anno, tutti in lavoratori esposti a polveri di amianto. Nel 1927 il dr. Cooke, pubblicando il caso di Nellie, coniò il termine "asbestosi polmonare".
In seguito al caso Kershaw, il parlamento inglese non stette con le mani in mano, ed aprì un'indagine, il cui risultato stabilì che il 66% degli operai esposti all'amianto per 20 anni o più avevano sviluppato l'asbestosi. Da qui si procedette all'emanazione di un primo regolamento per l'industria dell'amianto, che ebbe effetto sul suolo britannico a partire dal 1 marzo 1932.

Il peggio, però, doveva ancora arrivare...


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