Tabù: una parola che porta con sé il fascino del proibito e del segreto. Tutti noi ne abbiamo qualcuno, ammettiamolo. Magari qualche piccolo segreto che non ci va di confessare, o magari un limite che ci imponiamo di non superare, in base alla nostra educazione, alle nostre esperienze personali. Questo può valere per le singole persone, ma anche per gruppi più o meno folti...fino ad arrivare addirittura ai grandi colossi dell'imprenditoria. In questi casi, il o i tabù si nascondono tra le pieghe delle "politiche aziendali", che indicano allo staff la direzione da seguire. Questo discorso, in genere, vale per le grandi industrie dello spettacolo e del divertimento collettivo...come ad esempio la Disney che, come tabù, ha quello della morte.
Scelta comprensibile: i cartoni animati Disney sono destinati principalmente ad un pubblico di bambini, è normale che l'azienda scelga di escludere, o di limitare moltissimo, la trattazione dell'idea della morte: quando l'ha fatto, però, ha prodotto scene che sono rimaste impresse a distanza di tanti anni:chi non è stato traumatizzato dalla morte della mamma di Bambi, o del papà di Simba, il Re Leone? O, più di recente, dalla scomparsa dei genitori di Anna ed Elsa, in Frozen?
Si può perciò dire che la Disney abbia scelto, finora, di centellinare le apparizioni della signora di nero vestita. Solo che...a tutto c'è un'eccezione e, nel caso della Disney, essa è costituita dal film Coco, appena uscito nelle sale.
Ora, se non lo avete ancora visto siete invitati a fermarvi qua (e a vederlo il prima possibile, perché merita), il rischio spoiler è altissimo, e non voglio essere il responsabile di una visione rovinata.
Se invece decidete di proseguire, ecco alcune informazioni:
Coco ruota interamente attorno alla festività messicana del Dia de Muertos, il giorno dei morti. Nato dalla commistione tra le culture tradizionali locali e le usanze cristiane importate dai Conquistadores, il Dia de Muertos costituisce l'unica occasione durante l'anno di "incontro" con i propri cari defunti: i vivi lasciano offerte sulle tombe ed allestiscono altari domestici (ofrendas), su cui pongono le foto dei loro antenati. L'esposizione della foto in un'ofrenda garantisce all'anima del defunto di poter passare, almeno per un giorno, nella terra dei vivi.
E' in questo contesto che si svolge la storia di Miguel, un ragazzino di 12 anni che sogna una carriera nel mondo della musica. Questa sua passione è però osteggiata dalla famiglia, in particolare dalla nonna: la causa di tutto ciò è un misterioso trisavolo, il papà di Mama Coco, bisnonna di Miguel ancora in vita. Costui infatti aveva lasciato la famiglia per girare il mondo e seguire in tutto e per tutto la carriera di musicista.
Miguel cerca in tutti i modi di esibirsi nella piazza del paese durante la festa, ma la nonna scopre la sua chitarra segreta e gliela distrugge. A questo punto però accade un fatto imprevisto: Miguel rompe accidentalmente la cornice della foto della trisavola Imelda (in cui appare anche il marito musicista, ad eccezione del viso), e scopre che, in un lembo nascosto dell'immagine, è raffigurata una chitarra, la stessa posta nella tomba del famoso cantante e attore Ernesto de la Cruz. Miguel si convince così che il misterioso trisavolo sia proprio lui e decide così di prenderne la chitarra ma, al primo arpeggio, si ritrova catapultato in una dimensione parallela in cui vede distintamente le anime dei defunti vagare per il cimitero e ricevere le offerte. Incontra così i suoi antenati e anche una misteriosa anima, Hector, che cerca di passare nel mondo dei vivi senza riuscirci perché nessuno ha messo la sua foto nell'ofrenda di famiglia. Miguel, per tornare indietro, deve ricevere la benedizione dei propri antenati, ma la trisavola Imelda gli impone, per ottenerla, di rinunciare alla musica. Il ragazzino rifiuta, si mette in cerca di Ernesto de la Cruz, diventato una celebrità anche nel mondo dei morti...e non vado oltre per non rovinare la sorpresa.
Miguel, il protagonista di Coco |
Il filo conduttore del film, alla fine, è sempre lo stesso già visto in molte altre opere: il protagonista "ribelle" che insegue il suo sogno e che, alla fine, riesce a raggiungerlo e a farlo accettare a chi, inizialmente, era contrario. Niente di nuovo si dirà, eppure la presenza silenziosa della morte regala un'atmosfera molto diverso dal solito. Nel film si pone l'accento su di essa non come distacco e perdita, ma piuttosto come semplice passaggio da una dimensione ad un'altra. Il messaggio che ci lascia questo cartone animato, forse più apprezzabile da adulti che non da bambini, è un messaggio di speranza: nessuno muore davvero finché c'è qualcuno tra i vivi a ricordarlo. Con Coco, la Disney si è presa un bel rischio uscendo completamente da quello che è il suo solito terreno infrangendo il tabù della morte e, a giudicare dal risultato, è stata una scommessa vincente.
Oh, sarò sentimentale, ma sono uscito dal cinema con i lacrimoni...
A voi i commenti!!
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