venerdì 1 settembre 2017

AMOR DI PALIO-parte 2

Parte 2: vince chi corre...meglio

Nel capitolo precedente (clicca qui per leggere), avevo chiuso accennando alla "degenerazione" che può verificarsi nella passione per il Palio. Non mi riferisco all'affrontarsi a muso duro con i borghigiani avversari, quello (entro certi limiti) fa ancora parte del gioco...ciò di cui parlo, invece, consiste nell'attaccamento morboso al proprio ego che, a volte, tende perfino a superare quello che si ha nei confronti del proprio borgo, o del Palio stesso. 

Eh sì, in ogni settore capita spesso che ci siano una o più persone che magari lavorano e pure tanto, ma lo fanno all'esclusivo scopo di mettersi in mostra, di soddisfare il proprio ego...attirandosi così le antipatie di tutti. Se poi in ballo c'è un ruolo da protagonista all'interno del corteo storico, magari con un bel vestito da gran dama...si salvi chi può!! 

Questo è solo un esempio naturalmente (non me ne vogliano le fanciulle, noi uomini spesso siamo pure peggio!!), forse il più eclatante e scontato perché, come detto, queste situazioni spiacevoli possono insorgere in ogni settore all'interno del singolo Comitato Palio e, purtroppo, sono alla base delle difficoltà a crescere che incontrano i singoli comitati e, di riflesso, l'intera manifestazione. Ciò si dimostra quando, ciclicamente, ci sono dei problemi di organico all'interno di un settore specifico dell'associazione: alcuni se ne vanno, altri tentennano, e il lavoro fatica ad andare avanti. Se, un giorno, si riuscirà finalmente a superare i personalismi tipici di ciascuno di noi in favore del bene comune, ecco che forse il salto di qualità sarà più facile. Ce lo chiedono i secoli di storia che abbiamo alle spalle, e quelli (si spera numerosi) che abbiamo davanti. 
Nonostante tutto, sono fiducioso: se si vuole far bene al Palio bisogna galoppare tutti dalla stessa parte e, soprattutto, galoppare l'uno per l'altro prima che per sé stessi. Chi lo capisce per primo, è già avanti di una testa sugli altri.

E poi....e poi c'è la Corsa. 



Ex voto commissionato dall'Arciconfraternita della SS. Trinità (attuale Rione San Paolo) in occasione della vittoria del 1677: è l'unica opera nel suo genere attualmente nota, insieme ad un ex voto analogo del 1826. 

Quella del 1677 fu un'edizione storica: il fantino della Trinità fu vittima di un terrificante volo nel Rio Valmanera, appena fuori le mura, da cui uscì illeso. Il cavallo proseguì la sua corsa scosso giungendo in testa al traguardo di Palazzo Mazzetti ma, secondo le regole di allora, per vincere era necessario che il fantino toccasse fisicamente il Palio con la mano, o con il frustino. Qui, il messo comunale "toccò" il cavallo con l'asta del Palio, riuscendo così a far assegnare la vittoria alla Trinità, di cui pare facesse parte. Da allora, si stabilì che non fosse necessario "toccare" il Palio per vincere.
In tanti anni di militanza e di Palii nel parterre non ho mai avuto la fortuna di potervi assistere vicino al canapo, dove viene data la "mossa", ossia la partenza. Così, anche per il fatto di essere miope come una talpa, ho imparato ad andare a orecchio, ad interpretare i rumori della piazza e i comandi del mossiere.

C'è un rumore in particolare che ho imparato a riconoscere col tempo: quello del canapo che viene sganciato e cade sulla terra della pista. E' quasi impercettibile, soprattutto se sei lontano, ma il microfono del mossiere aiuta...dalla piazza si sentono pochissimi rumori, se non qualche coro all'indirizzo di un fantino indisciplinato. Il mossiere richiama i concorrenti, cerca di farli allineare decentemente, minaccia sanzioni, in casi estremi spedisce in seconda fila qualche accoppiata troppo esuberante. Quando i suoi comandi si fanno più concitati, capisci che sta per succedere qualcosa. Il cuore accelera i battiti...

Finché...

Tonf....il canapo è caduto. Per una frazione di secondo che sembra eterna, aspetti di sentir scoppiare il mortaretto della falsa partenza.

Non scoppia, è valida. Bella o brutta la mossa è VALIDA, ci sarà tempo dopo per parlarne, che tanto c'è sempre qualche insoddisfatto: che vuoi che ti dica amico, succede spesso, la prossima volta dì al tuo fantino di svegliarsi, o magari pagalo di più...ma torniamo in pista: sono partiti!!!

A quel punto, l'intera piazza passa dal silenzio all'urlo generale. Il cuore batte al ritmo delle zampe dei cavalli, fino alla fine dei tre giri, o anche prima se sei sfortunato e la tua accoppiata si è fermata...

Fin quando il vincitore taglia il traguardo, e si scatena l'invasione di pista. Gioia e lacrime, tantissime lacrime...di sconfitta che brucia, ma anche di commozione per la vittoria appena conquistata. Difficile, come in ogni Palio che si rispetti. Difficilissima se, come ad Asti, hai 20 (venti!) avversari contro cui batterti (o con cui fare accordi), e devi anche superare lo scoglio della batteria eliminatoria, in cui tutto può accadere...

Come si fa a dire che è SOLO una corsa di cavalli?

Per fare un paragone, è come dire che un rapporto di coppia si fonda solo su ciò che accade sotto le lenzuola, scartando tutto il "prima" a partire dal corteggiamento...il che, francamente, è piuttosto riduttivo.

C'è anche chi ha parlato di Palio come metafora della vita, perché nella Corsa e in ciò che la precede ci sono tutti gli stati d'animo possibili: fatica, gioia, dolore, amore, litigi, aspettative deluse e mantenute, notti in bianco a lavorare, a far casino, o tutt'e due insieme.

Chiunque abbia detto questo, beh, ha ragione da vendere.

Buon Palio 2017 a tutti.

SI RINGRAZIA GIANLUIGI BERA PER LA CONSULENZA STORICA



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